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venerdì 24 aprile 2015

L'Unione Europea criticata dalle organizzazioni umanitarie per la risposta minimalista alle tragedie migratorie

L'Unione Europea è stata criticata da Amnesty International e da Human Rights Watch per non avere fatto abbastanza per salvare le vite umane dei migranti affogati nel Mediterraneo. In particolare è stata giudicata negativamente la decisione di non intraprendere una azione del tipo di quella condotta dall’Italia con Mare Nostrum, ma in maniera ampliata, sostituita da Triton, che ha il solo compito di difendere le frontiere. Alle critiche delle due organizzazioni umanitarie, si sono aggiunte quelle del Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che ha affermato come Bruxelles abbia totalmente ignorato di elaborare una politica di immigrazione comune, fattore decisivo per il fallimento degli aiuti umanitari ai migranti. Quanto affermato dal Presidente del Parlamento europeo sancisce tutta l’inadeguatezza di una istituzione sovranazionale, che non solo non ha saputo dare ascolto alle richieste dei propri cittadini, ma, anzi, ha completato il percorso di indifferenza anche verso le istanze degli appartenenti ai paesi più poveri e percorsi dalla violenza della guerra, che vedevano e vedono nel continente europeo una possibilità di salvezza. L’assenza di una organica politica comune sull’immigrazione è dovuta alle esigenze, spesso in forte contrasto, degli stati membri e dalla loro incapacità di trovare un accordo, problematiche che discendono direttamente dalla mancanza di strutture politiche comuni, in grado di fare valere un interesse superiore di fronte alla frammentazione delle esigenze dei singoli stati. Peccato che questa unità si sia trovata per imporre il rigore necessario al salvataggio degli istituti bancari e finanziari, vittime delle proprie speculazioni. Proprio questo paragone, con le operazioni di salvataggio, ben più costose, delle banche rispetto a quelle degli immigrati, è stato calcolato che l’Italia, che pure ha speso molto, ha impiegato 600 euro per salvare la vita ad ogni migrante sottratto alla morte, deve fare riflettere sulla necessità di un cambio di direzione dell’attuale politica europea, verso una maggiore attenzione ai diritti delle persone ed ai valori fondativi sui quali dovrebbero poggiare le basi istituzionali di Bruxelles. La dichiarazione congiunta delle tre agenzie delle Nazioni Unite, che si occupano dei diritti umani e dei rifugiati hanno definito la risposta fornita dall’Unione Europea alle tragedie dei giorni scorsi, che, peraltro si ripetono da tempo, come minimalista; questo termine fotografa la mancata volontà di azione di una istituzione, troppo condizionata dalle variabili nazionali, determinate da visuali politiche troppo ristrette e legate essenzialmente al gradimento elettorale. Molto importante è anche la questione nella questione, che rappresenta il problema dei rifugiati all’interno del più grande problema migratorio. Questa distinzione dovrebbe fare comprendere come all’interno del sempre grave problema della povertà e della miseria, vi siano anche le necessità di chi fugge da guerre, che sono sempre più frequenti e colpiscono i civili in misura sempre più devastante. La mancanza di una disciplina concreta del diritto di asilo, sottoposto a lentezze ed inefficienze burocratiche, rappresenta una mancanza grave in una entità sovrastatale che si erge ad esempio del rispetto dei diritti umani. Questi vuoti legislativi, cui non si possono contrapporre le farraginose legislazioni vigenti, che sono comunque su base nazionale e non unitaria, sono il segno più evidente della mancata preparazione giuridica, che precede quella pratica, che non è mai stato preso in considerazione da una Bruxelles impegnata solo a fare meri conteggi matematici sul come, ed a chi, imporre il proprio insensato rigore. Una politica nuova riguardo all’immigrazione è necessaria come segno di civiltà e come giustificazione anche per l’esistenza stessa dell’Europa; i richiami delle organizzazioni umanitarie ed internazionali, tolgono all’Unione Europea molto di quell’aura di paladina dei diritti civili, che si è assegnata da sola e che ora il giudizio internazionale non può più supportare fino a quando i risultati del conteggio delle vite salvate non diranno il contrario. Numeri ben più importanti di quelli che la Banca Europea ci obbliga ad osservare.

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