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martedì 1 agosto 2017

Sulle sanzioni alla Russia, peggiora il rapporto tra Europa ed USA

Dietro le sanzioni degli Stati Uniti alla Russia, vi è anche una questione che riguarda l’Europa, contraria ad alcuni effetti secondari, che produrrebbero aspetti negativi per le aziende dell’Unione. In special modo, Washington ha deciso di ricomprendere nelle sanzioni tutte quelle entità commerciali che partecipano a progetti con Mosca, nell’ambito dell’approvigionamento energetico. Rientra in questa casistica il gasdotto NordStream, ancora in fase di costruzione e destinato a rifornire il paese tedesco. Si comprende, allora, come la posizione espressa dal ministero dell’economia tedesco sia stata molto sollecita nei confronti della Commissione europea, per fare si che siano intraprese adeguate contromisure. In questa ottica il provvedimento americano potrebbe violare il diritto internazionale, perchè applicherebbe le sanzioni, non tanto per questioni di ordine internazionale, ma in ritorsione dell’ingerenza russa nelle elezioni americane, sarebbe, cioè, un rapporto bilaterale, che andrebbe ad investire soggetti appartenenti a pesi terzi. Il timore è che gli USA vogliano sfruttare l’applicazione delle sanzioni, anche per trarre un vantaggio economico collegato, danneggiandole imprese europee. Certamente la questione non è di facile interpretazione, giacché all’interno delle motivazioni delle sanzioni non vi è soltanto l’ingerenza russa nelle elezioni americane, ma anche la questione ucraina e quella siriana. Resta il fatto che negli effetti delle sanzioni vi è un chiaro elemento di protezionismo a favore delle imprese americane che si occupano di materie energetiche, che si troverebbero avvantaggiate rispetto a quelle europee. Interpretati in questa ottica, gli effetti delle sanzioni assumerebbero dei connotati di protezionismo in piena concordanza con gli intenti di Trump, per sostenere e proteggere le imprese ed il lavoro degli Stati Uniti. Però il presidente americano è contrario a queste sanzioni e dovrà firmarle contro la sua volontà e ciò danneggia i suoi programmi di politica internazionale, che prevedevano l’avvicinamento a Putin. Dal punto di vista politico emerge, dunque, una divisone netta, negli Stati Uniti, tra gli ambienti militari, insieme a quelli industriali e la Casa Bianca. Ciò non favorisce un rapporto continuo e coerente con l’Europa, che si trova di fronte a decisioni, che vanno, spesso, in senso opposto. Bruxelles si è attivata, in questo caso specifico, che riguarda le sanzioni verso la Russia, con un possibile ricorso all’Organizzazione Mondiale del commercio. L’avversione maggiore all’amministrazione americana arriva dalla cancelliera tedesca Merkel, che ha, espressamente affermato, che l’Europa non può più contare nell'alleanza americana, come era stato in precedenza. Dei dissapori tra Trump e la Merkel si era a conoscenza, tuttavia con questa nuova materia di confronto la distanza sembra aumentare e gli Stati Uniti paiono scivolare in un isolamento sempre più delineato. Occorre ricordare che a questa situazione è corrisposta una maggiore vicinanza tra Europa e Cina, sui temi del libero scambio e del clima, argomenti che fino alla presidenza Obama erano materia comune e condivisa tra Washington e Bruxelles. Però, se si guarda da un’altra angolazione la vicenda delle sanzioni presenta aspetti inediti, perchè le misure contro la Russia non sono state elaborate dalla Casa Bianca, ma dal Congresso, dove il presidente americano è sempre più sopportato, anche all’interno del suo partito. L’avere inserito nelle sanzioni la clausola contro le aziende che collaborano con la Russia, sui progetti energetici, apre scenari di convergenza tra la massima carica monocratica americana ed il parlamento, evidenziando la volontà di instaurare una sorta di protezionismo, occultato da ragioni diplomatiche, in favore delle aziende statunitensi. Il segnale è che l’atteggiamento verso il libero mercato, questa volta in un settore delicato come quello energetico, nella patria del liberismo sta cambiando; dal punto di vista internazionale questa chiusura implica una minore propensione americana alle relazioni internazionali, che non riguarderebbe soltanto l’atteggiamento del Presidente, ma sarebbe condiviso da una platea istituzionale più vasta. L’elezione di Trump, sta, quindi evidenziando, al netto delle esagerazioni di chi occupa la maggiore carica del paese, che nella società americana potrebbe farsi largo una volontà di isolamento, tale da mutare, come conseguenza, i rapporti tra stati storicamente alleati.

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