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venerdì 25 agosto 2017

Trump contro il Partito Repubblicano

Tra Trump ed il Partito Repubblicano la crisi sembra aumentare sempre di più. Il presidente statunitense, che sta vedendo fallire tutto il suo programma elettorale, riparte con la volontà di costruire il muro con il Messico, rimasto un simbolo del programma politico del candidato Trump. Per l’inquilino della Casa Bianca la lotta contro l’immigrazione illegale proveniente dal vicino paese messicano, sembra essere rimasto un o dei pochi obiettivi raggiungibili e la costruzione del muro anti immigrazione sta diventando un simbolo. Il problema è che alla costruzione del muro sono contrari, non solo i democratici, ma anche diversi repubblicani, che andrebbero, quindi, contro il programma di Trump. Il metodo per impedire la costruzione del muro è quello di bloccarne i finanziamenti, stimati nella considerevole cifra di un milione e seicentomila dollari, ma Trump non è disponibile ad un nuovo stop, dopo quello già subito lo scorso anno, che sarebbe da imputare al suo stesso partito, che sta controllando con la maggioranza entrambi i rami del parlamento. La minaccia del presidente è quindi quella di bloccare le attività del governo federale con il veto presidenziale sul budget del bilancio. Il parlamento, infatti, si riunirà agli inizi del mese di settembre e potrà decidere sui finanziamenti all’amministrazione federale fino primo ottobre, data fissata per l’inizio del nuovo anno fiscale. La prassi, prima di raggiungere, tramite accordi laboriosi, il bilancio annuale è quella di dare l’autorizzazione a stanziamenti temporanei, che permettano di non bloccare alcune attività federali, nell’attesa del budget definitivo. Su questa prassi potrebbe venire esercitato il blocco del bilancio da parte del presidente, che ha ripreso i toni da campagna elettorale. Se alla Camera la possibilità di una approvazione del finanziamento alla costruzione del muro è più probabile, al Senato la situazione è più difficile, perchè i repubblicani sono di orientamento più moderato. In ogni caso questa situazione di tensione non rappresenta una novità e Trump appare sempre più distante dal partito, cui contesta la mancata approvazione della nuova riforma sanitaria e l’atteggiamento troppo cauto sul tema dell’immigrazione. D’altra parte soltanto Trump poteva illudersi che il Partito Repubblicano, di cui non è espressione, potesse adeguarsi al suo programma politico, che non ha mai condiviso. I repubblicani hanno già sopportato male l’investitura alle presidenziali di Trump, proveniente dal mondo della destra estrema e del Tea Party e poco è mancato che rifiutassero di presentare un altro candidato al posto dell’attuale presidente. Ma non era possibile che i parlamentari repubblicani, di cui ben pochi provengono dai movimenti che hanno portato Trump all’elezione, non contrastassero programmi politici in cui non si riconoscevano. La distanza tra Trump ed il partito, rischia, però, ora di procurare al paese un danno tangibile, difficilmente gestibile dai due soggetti contrapposti; tuttavia Trump sembra disponibile a correre un rischio, che giudica peggiore di quello di perdere ogni rispettabilità con la parte che l’ha eletto, mentre per il Partito Repubblicano essere una delle cause del blocco del bilancio comporterebbe una perdita di credibilità sostanziale sul fronte delle capacità della gestione della cosa pubblica. Lo scontro, in ogni caso, è destinato a peggiorare con il procedere del mandato di Trump, il quale ha dovuto rinunciare ai punti principali del suo programma elettorale ed ogni giorno è sempre più isolato, diventando sempre più un problema per i vertici di un partito che lo ha mai considerato parte di se stesso. 

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