Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

giovedì 21 settembre 2017

La Turchia contro il referendum dei curdi iracheni

La Turchia potrebbe emettere delle sanzioni contro il Kurdistan irakeno, che si avvia ad una consultazione referendaria per lasciare l’Iraq e creare il primo stato curdo indipendente. Per Erdogan si verificherebbe uno dei peggiori timori ed anche il suo programma politico di protezione del paese verrebbe fortemente ridimensionato. Il presidente turco, infatti, ha posto come primo obiettivo per la politica interna e regionale quello di impedire la creazione di una entità statale curda; questo vale sia all’interno dei confini del paese, dove le istanze autonomiste curde vengono ormai represse da tempo ed il regime ha interrotto ogni tipo di dialogo, quanto oltre i confini nazionali. La condotta della Turchia in Siria ne è un chiaro esempio: prima con l’appoggio occulto al califfato, poi con la lotta allo stesso; in entrambi i casi le manovre militari turche hanno avuto come obiettivi non dichiarati siti e combattenti curdi. Ad essere colpiti sono stati sopratutto i curdi siriani. La situazione del Kurdistan irakeno è però molto diversa: la regione, fin dalla caduta di Saddam Hussein ha goduto di una grande autonomia amministrativa dal governo centrale iracheno, grazie all’appoggio che i combattenti curdi hanno assicurato all’esercito statunitense per penetrare nell’Iraq dominato da Saddam Hussein. L’autonomia politica ed amministrativa è anche economica per i giacimenti di petrolio gestiti direttamente dai curdi. Sul  piano internazionale il Kurdistan irakeno è storicamente  molto vicino agli Stati Uniti, sia per il già citato aiuto contro Saddam Hussein, sia per l’appoggio militare, che le truppe curde hanno assicurato nella lotta allo Stato islamico e per il quale sono state determinanti, colmando le deficenze dell’esercito irakeno. La proclamazione del referendum è stata osteggiata ufficialmente da Washington, che non vuole andare contro l’alleato turco e che preferisce un Irak unito, temendo che le differenze tra sunniti e sciiti non siano ancora appianate, tuttavia sembra impossibile che, visti gli stretti rapporti tra le due parti, non ci sia un appoggio ufficioso al desiderio di autonomia dei curdi irakeni, non fosse altro che per l’aiuto prestato. Per Erdogan, però, uno stato curdo al confine turco, può costituire il presupposto per il una maggiore aspirazione anche dei curdi della Turchia e della Siria. Per il presidente turco questo fattore costituisce un potenziale elemento di instabilità all’interno del proprio paese e la minaccia di sanzioni, per ora non meglio definite, rappresenta la prima risposta ad un referendum il cui risultato è dato per scontato. Attraverso la comune frontiera il traffico commerciale è intenso e ad essere maggiormente danneggiato sarebbe il Kurdistan irakeno, perchè vedrebbe bloccare il traffico di greggio verso le raffinerie turche, tuttavia anche per le se stesse imprese turche, che operano consistenti scambi commerciali, tramite esportazioni, con i curdi, il danno sarebbe elevato. Secondo alcuni analisti il distacco dell’entità curda dall’Iraq potrebbe nuocere alla guerra contro lo Stato islamico, ma questa sensazione non pare essere molto probabile per i risultati ormai conseguiti sul campo dalla coalizione contro il califfato. Quello che preoccupa maggiormente è la possibile escalation, che potrebbe attuare Erdogan, oltre il livello delle sanzioni. Una volontà di impiego di truppe militari turche oltre i confini nazionali, potrebbe essere da non escludere, aprendo un nuovo fronte nel paese medio orientale. Di un tale scenario potrebbe approfittare l’Iran, le cui milizie sciite hanno combattuto al fianco dei combattenti curdi contro lo Stato islamico, per trovare un modo di indebolire la coalizione sunnita che sta sfidando Teheran. In ogni caso una evoluzione militare del confronto tra Turchia e Kurdistan irakeno potrebbe aprire una vasta gamma di scenari in grado di alterare gli equilibri regionali, con una possibile ripresa del terrorismo islamico. Una sorta di tutti contro tutti, che deve essere accuratamente evitato dalla diplomazia mondiale.  

Nessun commento:

Posta un commento