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mercoledì 27 settembre 2017

L'ingerenza della Russia nella politica occidentale

Un aspetto, non certo secondario, ma non ancora indagato del tutto, circa la crescita dei movimenti di estrema destra o populisti in Europa e negli Stati Uniti, è quello della possibile ingerenza russa nelle competizioni elettorali occidentali. Da quando Putin ha inserito nel suo programma politico la necessità che la Russia abbia un ruolo internazionale di nuovo di primo piano, Mosca ha attuato una politica veemente per difendere quello che considera il suo spazio esclusivo, corrispondente all’area geografica che costituiva l’Unione Sovietica. Il comportamento del Cremlino è risultato aggressivo, come dimostrato in Crimea, nell’Ucraina orientale ed in altre zone. La dimostrazione di forza militare, in spregio ad ogni regola del diritto internazionale ed anche ad ovvie ragioni di opportunità è stato il mezzo con cui attuare questa volontà. Nel contempo, sul piano internazionale la Russia si è resa protagonista delle iniziative in Siria, che hanno favorito il regime di Assad e di strategie diplomatiche aventi come obiettivo l’indebolimento del ruolo degli Stati Uniti ed, in generale, dell’occidente. Si è trattato di una tattica molto invasiva, che ha riscosso successo in patria: un paese abituato a svolgere un ruolo di primaria importanza, da superpotenza, nell’arena internazionale e che non gradiva il ruolo di secondo piano della Russia seguita alla nazione che costituiva l’impero comunista. Putin ha saputo risvegliare il sentimento nazionalista della Russia e ciò gli ha permesso di creare una democrazia attenuata, sostenuta peraltro dal voto popolare, dove la garanzia dei diritti non è del tutto assicurato. Le iniziative di Mosca hanno generato delle sanzioni, che hanno messo in difficoltà il paese russo ed hanno evidenziato come il mondo occidentale sia contrario ad una rinascita della Russia con le modalità seguite dal Cremlino. Le azioni che Mosca ha attuato per contrastare l’occidente sono state quelle di creare dei network culturali a favore della Russia, direttamente nei paesi occidentali e, contemporaneamente, perseguire delle azioni di sabotaggio attraverso le reti informatiche. Insieme a queste strategie si è scelto di avvicinare e probabilmente finanziare, gruppi politici ostili alle sanzioni contro la Russia ed anzi favorevoli al governo di Putin. Per contro sono state osteggiate quelle forze politiche, come il Partito Democratico negli USA, che nei loro programmi tenevano e tengono un atteggiamento contrario a Mosca. Il fattore comune dei movimenti e dei partiti che sono favorevoli a Putin è che si ascrivono alla parte destra dello schieramento politico o si distinguono per un indirizzo fortemente populista e prediligono la sovranità nazionale rispetto alle organizzazioni sovranazionali. In effetti del governo del Cremlino non si può certo dire che tiene un atteggiamento democratico, restringendo la libertà di stampa ed attuando una continua repressione del dissenso; ma quello che piace di Putin è la capacità percepita di mantenere l’ordine ed un assetto sociale tradizionale, che non lascia spazio alle istanze delle minoranze politiche e di genere. Mosca, attraverso l’influenza di questi movimenti, ha cercato, e probabilmente negli Stati Uniti ci è riuscita, di influenzare le competizioni elettorali di un paese straniero, alterando i risultati delle votazioni. Anche in Europa si è vista questa azione, che non ha sortito gli effetti sperati (del resto neanche negli USA, nonostante Trump, l’avversione alla Russia si è attenuata). Restano delle pesanti violazioni all’interno di stati esteri, con la violazione, questa volta si, della sovranità statale, in spregio del diritto internazionale. Non si può non rilevare che la Russia, nel secolo scorso, da esempio per i movimenti di sinistra è ora diventata un modello per i partiti di destra e populisti occidentali, con i quali condivide principi che non sono certo propri  dell’occidente. Per l’Unione Europea un avversario in più dal quale guardarsi.

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