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martedì 21 novembre 2017

Israele ed Arabia Saudita, alleati ufficiali

Avere reso ufficiale la collaborazione tra Israele ed Arabia Saudita rende visibilie un rapporto che esisteva già in maniera ufficiosa. I due stati hanno come principale nemico l’Iran, di cui temono l’espansionismo regionale, che rischia di alterare gli equilibri del medio oriente. L’Arabia ha dichiarato che l’unico problema che ha con Tel Aviv è la questione palestinese, per il resto ritiene gli israeliani alleati affidabili, del resto la collaborazione in atto era già sia su base militare, che strategica ed era risaputa; il fatto che diventi ufficale, segna, però, una novità nel campo diplomatico, dove l’alleanza tra lo stato ebraico ed il maggiore paese sunnita, quindi musulmano, viene sancita per la prima volta. Sul piano internazionale non si può non notare che questo fatto avviene con la presidenza Trump negli Stati Uniti, nettamente contrario a Teheran, tanto da volere revocare l’accordo sul nucleare, tanto faticosamente raggiunto. La profonda avversione all’Iran, ha quindi facilitato una nuova alleanza, che con Obama probabilmente non sarebbe stata possibile. Per l’Arabia si tratta di supremazia religiosa e concorrenza nel mercato energetico mentre per Israele è predominante la questione della propria sicurezza nazionale. Teheran ha fatto di tutto per conquistare un ruolo di primaria importanza nel medio oriente, nella questione siriana e nella lotta contro lo Stato islamico, peraltro inizialmente finanziato proprio dai sauditi.  Israele, all’interno della nuova coalizione, avrebbe proprio la funzione di impedire che gli iraniani possano usare le milizie Hezbollah come avanguardie della loro strategia, mentre ai sauditi toccherebbe evitare che l’Irak possa svilupparsi un potere sciita troppo radicato. Per L’arabia Saudita potrebbe ripetersi lo schema che ne ha determinato l’intervento nello Yemen, ostacolare, cioè ogni velleità sciita collegata all’Iran. Se una collaborazione ufficiale tra lo stato israeliano ed il principale paese musulmano, potrebbe essere una novità positiva, le ragioni di questo legame non incoraggiano buone  prospettive sul piano internazionale: anche perchè l’Iran si è avvicinato sempre di più alla Russia, con la quale condivide l’interesse per il mantenimento al potere di Assad, mentre i legami commerciali con la Cina si sono fatti più stretti, da quando le sanzioni contro Teheran si sono attenuate. Il medio  oriente, dunque, torna al centro della scena politica mondiale in maniera netta e determinante e concorre ad essere un ulteriore fattore di distanza tra Mosca e Washington. Dal punto di vista della questione palestinese, l’Arabia Saudita ha affermato che il problema è l’unico elemento di divisione da Israele e che si impegnerà a risolverlo. Una azione diplomatica saudita diventa così auspicabile per la soluzione del problema, che non potrà comunque prescindere dalla nascita di uno stato palestinese di fianco a quello israeliano. Se ciò non dovesse accadere i movimenti palestinesi più estremisti, ma non solo quelli, potrebbero entrare nell’orbita iraniana, perchè Teheran avrebbe buone ragioni per ergersi a difensore dei palestinesi ed usare in modo strumentale la questione anche in ottica di legami tra Hezbollah e gruppi palestinesi. Se per i musulmani la questione è ritenuta fondamentale, anche perchè è molto sentita nei paesi arabi, sopratutto negli strati popolari, sembra scontato pensare che l’Arabia non abbia sottovalutato la questione, anche per il ruolo di riferimento che il paese saudita vuole sempre di più ricoprire nel mondo sunnita, non solo a livello religioso, ma anche politico. Una mancata soluzione del problema palestinese costituirebbe un grave danno di immagine per la monarchia saudita. A questo punto occorre, però, valutare la condotta tenuta fino ad ora del governo di Tel Aviv, consistente nel procrastinare in maniera metodica la soluzione del problema, per favorire gli insediamenti delle colonie. Con una alleanza con l’Arabia Saudita questo comportamento continuerà o Israele potrà sacrificare la sua volontà di sottrarre terreno ai palestinesi per tutelarsi contro il paese iraniano? Da Tel Aviv non arrivano rassicurazioni di sorta su di un cambo di rotta nell’atteggiamento tenuto nei confronti dei palestinesi e tutto fa presupporre che la tattica resterà invariata; l’Arabia potrebbe considerare il problema palestinese secondario di fronte alla minaccia iraniana e posticiparne la soluzione ma ciò non farà che aggravare la situazione complessiva della regione: proprio quello che i sauditi volevano evitare.  

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